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Politiche Imprenditoriali , Societarie e Sicurezza
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Archive for the ‘Senza categoria’

Schede gestione Stress Lavoro-Correlato in 9 settori di attività

Giugno 29, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

La regione Lombardia in collaborazione con INAIL del Ministero della Salute ha prodotto delle schede sul tema dello Stress lavoro-correlato e dei rischi psico-sociali in 9 settori di attività.

I testi sono stati realizzati da operatori della U.O. Medicina del Lavoro, A.O. San Gerardo di Monza

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HORECA-logocompletoDEF

MANIFATTURIERO-logocompletoDEF

ISTRUZIONE-logocompletoDEF

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Atti di bullismo e stress

Giugno 14, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

Continuando nell’analisi valutativa, dei diversi fattori sociali e personali che incidono sul diffondersi del bullismo, in quest’articolo, ci si è prefissato l’intento di analizzare e approfondire quegli aspetti che maggiormente portano la vittima a non reagire e a lasciar perpetrare l’abuso. Un abuso che, provocando l’innalzamento dei livelli di stress, impedisce ad alcuni, di reagire affrontando e superando l’accaduto. Non a caso, infatti, il bullo sceglie determinati soggetti piuttosto che altri.

Lo stress è un fenomeno complesso, ed è da considerarsi come una situazione particolare, nella quale i quotidiani avvenimenti vissuti, subiscono delle repentine alterazioni. Alterazioni che, a qualsiasi livello, necessitano, per essere fronteggiate adeguatamente, di un nuovo adattamento ed equilibrio da parte del soggetto stesso. Le alterazioni, i cambiamenti, sono passaggi obbligatori del nostro vissuto, e lo stress che li introduce nel nostro quotidiano è diciamo fisiologico. Se ci pensiamo, ogni giorno, tutti noi siamo sottoposti a stress di vario genere. Uno stress però di tipo positivo, che ci aiuta a migliorare la nostra esistenza e la nostra condizione sia fisica che mentale. Quando però, la fase di alterazione e cambiamento perdura per periodi troppo lunghi e raggiunge livelli troppo alti di stress, la situazione non è più da considerarsi positiva e fisiologica, e si può facilmente incorrere in diverse problematiche. Ed è questo il vicolo cieco in cui si trovano spesso le vittime del bullismo.

Nel corso degli anni, molti sono stati gli studiosi che nei loro diversi ambiti hanno dato un rilevante contributo all’analisi e alla spiegazione delle cause del problema. Il primo fra tutti fu il medico austriaco Selye. Egli già nel 1936 riconobbe lo stress come una condizione non necessariamente patologica, o comunque non negativa, ma piuttosto uno stato di passaggio provvisorio atto a ristabilire un equilibrio, che potrebbe essere anche diverso da quello iniziale. Sempre per Selye, un soggetto, di fronte a una situazione stressante, attua una serie di reazioni difensive di natura fisiologica e psicologica, che implicano sia la possibilità di modificare l’ambiente in funzione delle necessità del soggetto, sia l’eventualità di intraprendere un cambiamento delle caratteristiche soggettive per meglio adattarsi all’ambiente circostante. Da un punto di vista puramente biologico, ogni persona davanti ad uno stressor (stimolo esterno), reagisce e cerca fisicamente e cognitivamente di superare la situazione che devia dalla prevedibile sequenzialità quotidiana. Selye la definisce fase choc. Ed è la fase in cui il corpo si prepara istintivamente a combattere o a fuggire. La situazione però diviene problematica nel momento in cui, come sostennero nel 1984 Lazarus e Folkman, il soggetto si dimostra non in grado di sopportare e superare questo stato alterato a causa di fattori personali di vario tipo. Per questi due studiosi, gli eventi sono da considerarsi stressanti, nella misura in cui sono percepiti come tali dal soggetto stesso, che diviene parametro delle diverse possibili reazioni. Non esiste quindi in assoluto una situazione che si possa definire stressante. Ma, piuttosto, un soggetto più o meno capace di farvi fronte. E l’insieme degli sforzi comportamentali e cognitivi, per fronteggiare una situazione che causa stress, venne da loro definita: Coping. Ovviamente queste strategie, nel loro manifestarsi, vanno a combinarsi e a svilupparsi con il proprio concetto di SE’, che insieme alle variabili età, sesso e cultura ci consentono meglio di capire il potenziale reattivo del soggetto. Non a caso chi possiede un buon concetto di sé, supportato da autostima e fiducia nelle proprie capacità, sarà sicuramente in grado di applicare buoni coping. E le abilità di coping evolvono lungo tutto l’arco della vita.

Di fronte ad un problema, Lazarus e Folkman teorizzarono, dopo diversi esperimenti di gruppo, due tipologie di coping: uno attivo che tende a modificare l’ambiente esterno stressante, risolvendo il problema; uno passivo che incapace di fronteggiare la situazione, ripiega su se stesso cercando di modificare il proprio atteggiamento nei confronti dello stressor. Ovviamente questa seconda tipologia passiva di risoluzione del problema è quella tipica adottata dalle vittime. Vittime che da sole sanno di non poter essere in grado di reagire. Che prendono tempo, sperando che il loro sopportare porti da solo dei miglioramenti. Ma troppo spesso, anche il tempo diventa loro nemico, e la situazione, inizialmente solo stressante, diventa malessere. E il malessere non può essere represso a lungo. Alla fine prende lui stesso il sopravvento facendoci o esplodere o implodere. E in entrambi i casi, le conseguenze sono poco prevedibili, e troppo spesso devastanti.

Dott.ssa Tania Nardi

Sicurezza sul lavoro, ecco le norme a confronto

Giugno 13, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

La sicurezza sul lavoro novellata dal Testo Unico 81/2008, recentemente anche integrata dal JOBS ACT dlgs 151/ 2015 in parti importanti, è ulteriormente oggetto di modifica dal disegno di legge sullo smart working, approvato dal Consiglio dei Ministri nello scorso gennaio su elaborazione di Maurizio del Conte.

Misure di prevenzione, individuazione dei rischi collegati alla prestazione di lavoro e relativa informativa annuale al lavoratore, assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, obblighi in materia di protezione dati e dotazioni tecnologiche: sono i capitoli e materie affrontati contemporaneamente da un altro ddl di iniziativa parlamentare in Senato con la trattazione in corso in commissione Lavoro, a prima firma di Maurizio Sacconi (presidente commissione Lavoro di Palazzo Madama).

Una analisi parallela dei due provvedimenti ci può aiutare a capirne le differenze sostanziali:

sicurezza sul lavoro testi a confronto

Il Testo Unico 81/2008 prevede l’obbligo del datore di lavoro di garantire “la salute e la sicurezza del lavoratore”- DVR per le imprese. Entrambi i testi prevedono l’assicurazione obbligatoria per infortuni e malattie professionali, sia in relazione ai rischi connessi con la prestazione lavorativa resa fuori dai locali aziendali, sia per gli infortuni occorsi durante il percorso di andata e ritorno dal luogo dell’abitazione a quello prescelto per svolgere la prestazione lavorativa fuori dai locali aziendali, nel caso in cui la scelta del luogo di lavoro sia dettata da esigenze connesse alla prestazione stessa o dalla necessità di conciliare le esigenze di vita con quelle lavorative, in base a criteri di ragionevolezza. Nel corso della trattazione in Commissione, Sacconi nella sua relazione pone l’accento sull’esigenza di chiarire se la tutela prevista durante il percorso casa-lavoro debba applicarsi anche per i tragitti che il lavoratore compie ad esempio per andare nei locali aziendali a svolgere parte dell’attività (dove questo è previsto), oppure per recarsi nel luogo di consumazione abituale dei pasti.

Il ddl Sacconi prevede che, nel rispetto delle modalità di esecuzione autorizzate dal medico del lavoro, e delle eventuali fasce di reperibilità, il lavoratore ha diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche senza che questo possa comportare effetti sulla prosecuzione del rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi.

NOTIZIE INTERESSANTI a proposito di salute e sicurezza

Uno studio, pubblicato di recente sul Scandinavian Journal of Work, sostiene l’esistenza di un legame stretto tra le condizioni di salute e il modo in cui si viene considerati e valorizzati in ambito professionale. Le persone che si sentono trattati equamente – si legge nel comunicato diffuso dalla University of East Anglia – non solo hanno più probabilità di essere motivati sul lavoro e di garantire performance ottimali, ma possono anche aumentare le possibilità di godere di ottima salute, di avere una vita attiva e di sentirsi positivi. La parità di trattamento svolge un ruolo determinante, tanto che secondo i ricercatori i datori di lavoro dovrebbero improntare la gestione delle risorse sui principi di equità e uguaglianza anche per migliorare lo stato di salute dei loro lavoratori. Fondamentale per garantire benessere e , è fare in modo che le decisioni vengano prese in modo totalmente imparziale.Lo stress subito sul posto di lavoro danneggia la salute esattamente come il fumo passivo. Una verità preoccupante sostenuta dai ricercatori della Harvard Business School e della Stanford University.

Lo studio, che ha monitorato complessivamente 228 indagini precedenti, sottolinea come non solo i ritmi professionali attuali hanno aumentato le probabilità di ammalarsi del 35%, ma come l’eccessivo numero di ore di trascorse sul lavoro incrementi il rischio di morte prematura del 20%.Sono numerosi i fattori che influenzano negativamente la salute fisica e mentale, tutti passati in rassegna dai ricercatori: dalla preoccupazione costante di perdere il proprio impiego agli orari di lavoro insostenibili e in conflitto con le necessità proprie della vita familiare.A pesare negativamente sono anche la carenza di sostegno assicurativo e le difficoltà incontrate sul luogo di lavoro.Da qui l’esigenza di promuovere programmi di benessere all’interno delle aziende, ma anche di focalizzare l’attenzione sulla responsabilità dei manager nei confronti dei dipendenti.

Sicurezza sul lavoro, ecco le nuove regole sulla prevenzione degli infortuni e sulle malattie

Giugno 09, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

Secondo gli ultimi dati INAIL di aprile, seppur sembra scongiurarsi il rischio di una ripresa in negativo del fenomeno, il 2016 ci presenterà un conto molto salato, con più di mille morti sul lavoro.
Una cifra francamente inaccettabile per una società che si vuole definire veramente civile. I motivi alla base di questa grave piaga del sistema economico italiano sono innumerevoli e le responsabilità diffuse. Seppur la legge attribuisce al datore di lavoro il morti bianche lavororuolo di garante della incolumità dei propri dipendenti, rifugiamo l’assunto che la colpa possa essere sempre e comunque del datore di lavoro, distinguendo le responsabilità giuridiche in capo a determinate figure, dalle responsabilità morali che riguardano invece tutti i soggetti del sistema prevenzionale e tra questi sicuramente anche i cosiddetti i soggetti formatori, se riteniamo ancora valida l’equazione maggiore formazione uguale a minori infortuni. La nostra iniziativa vuole partire proprio da queste considerazioni, cercando di superare una certa pigrizia intellettuale che vorrebbe far ricadere sul datore di lavoro ogni colpa giuridica e morale di quanto accade nella propria azienda. Questa impostazione ha, purtroppo ed a lungo, influenzato a che l’attività di vigilanza condotta spesso con modalità simili a vere e proprie azioni di polizia giudiziaria. Seppur in molte zone d’Italia e specificamente in alcuni settori, il fenomeno del lavoro in nero rappresenta una vera e propria piaga sociale da combattere con tutti gli strumenti a disposizione, più in generale il luogo di lavoro non è il covo dei briganti, per cui appaiono inopportune alcune modalità di accesso condotte senza la capacità di distinguere situazione da situazione.
Non a caso recentemente il governo ha proceduto ad una riorganizzazione in termini di semplificazione del sistema di vigilanza nazionale istituendo il nuovo ispettorato nazionale del lavoro in capo al quale vengono accentrati tutti i poteri ispettivi di INPS, INAIL ed Agenzia delle Entrate che segue di qualche mese il nuovo codice di comportamento degli ispettori del lavoro e gli strumenti a tutela del datore di lavoro. Un maggior coinvolgimento dei datori di lavoro, una migliore collaborazione degli organismi paritetici e più in generale dell’intero sistema contrattuale, il miglioramento della qualità formativa non solo dei lavoratori ma di tutti i soggetti del sistema prevenzionale, possono costituire, se ben progettati e realizzati, uno strumento di notevole efficacia per accrescere le conoscenze ed abbattere i rischi di infortunio e di malattie professionali.
Aifes (Associazione Formatori ed Esperti in Sicurezza) e MDA Formazione e Sicurezza, si sono posti l’ambizioso obiettivo di riscattare l’orgoglio di moltissimi onesti datori di lavoro che sono stanchi di essere accusati di volere il male dei propri dipendenti, fornendo loro tutti gli strumenti utili alla difesa amministrativa e giurisdizionale, oltre che la migliore collaborazione e consulenza in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Lanciata una campagna paneuropea per promuovere il lavoro sostenibile e l’invecchiamento in buona salute per tutti

Giugno 03, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

La Commissione europea e l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA), in collaborazione con la presidenza olandese dell’UE, hanno lanciato oggi a Bruxelles una campagna paneuropea di durata biennale dal titolo “Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età”. La campagna, la più ampia al mondo in questo settore, promuove il lavoro sostenibile e la sicurezza e la salute sul lavoro nel contesto dell’invecchiamento della popolazione attiva, e ci ricorda che i giovani lavoratori di oggi saranno i lavoratori anziani di domani.

La campagna si concentra sulle imprese europee (sia pubbliche sia private) e sulla necessità di promuovere il lavoro sostenibile e l’invecchiamento in buona salute fin dall’inizio della vita lavorativa. In questo modo la salute dei lavoratori, e dunque la loro produttività, sarà tutelata fino all’età pensionabile e oltre.

La Commissaria Thyssen ha posto l’accento sull’attualità di questo tema: “Si tratta di una campagna estremamente attuale alla luce delle importanti discussioni in corso sul futuro panorama della sicurezza e della salute sul lavoro nell’UE. Dobbiamo attivarci ora per rispondere alle esigenze degli ambienti di lavoro e dei lavoratori europei di domani. Gli ambienti di lavoro in cui si affrontano i problemi di salute di una forza lavoro che invecchia guadagnano in produttività, a tutto vantaggio sia dei lavoratori sia delle imprese.”

Lodewijk Asscher, rappresentante della presidenza olandese, ha posto l’enfasi sulla necessità di rendere il mercato del lavoro sostenibile per il futuro: “La campagna reca un contributo in questo senso. Dobbiamo incoraggiare i datori di lavoro e i lavoratori a investire in occupabilità. Mettere a frutto le potenzialità delle persone è la chiave per ottenere i risultati migliori perché infonde energia, a qualunque età. È importante intervenire lungo tutto l’arco della vita: prima si inizia, più a lungo si rimane vitali e in salute, e meglio si affrontano i cambiamenti. In futuro i lavori di oggi potrebbero non esistere più o trasformarsi completamente. È dunque importante non rimanere ad aspettare che le cose cambino, ma prepararsi adeguatamente e in anticipo per affrontarle.”

Christa Sedlatschek, Direttrice dell’EU-OSHA, ha illustrato l’importanza del tema della campagna dal punto di vista commerciale: “Ponendo l’accento sul lavoro sostenibile lungo tutto l’arco della vita lavorativa, non solo i lavoratori possono tutelare meglio la propria salute, ma le aziende possono a loro volta ottenere vantaggi significativi. I lavoratori in salute sono lavoratori produttivi, e i lavoratori produttivi sono fondamentali per un’azienda che funziona: si tratta di un’opportunità vantaggiosa per tutti. Attribuiamo dunque un grande valore alla cooperazione tra l’EU-OSHA e i nostri punti di contatto, i partner ufficiali della campagna e i partner mediatici e li ringraziamo per gli sforzi profusi nelle campagne precedenti. Saremo lieti di lavorare ancora con loro nei prossimi due anni.”

La campagna persegue quattro obiettivi:

  • promuovere il lavoro sostenibile e l’invecchiamento in buona salute fin dall’inizio della vita lavorativa;
  • sottolineare l’importanza della prevenzione dei rischi lungo tutto l’arco della vita lavorativa;
  • aiutare i datori di lavoro e i lavoratori (anche nelle piccole e medie imprese) fornendo loro informazioni e strumenti per gestire la sicurezza e la salute sul lavoro nel contesto dell’invecchiamento della forza lavoro;
  • facilitare lo scambio di informazioni e buone pratiche.

La campagna prende le mosse da un progetto del Parlamento europeo condotto dall’EU-OSHA, dal titolo “Lavoro più sicuro e più salutare a qualsiasi età”, nonché da una serie di relazioni dell’EU-OSHA su sicurezza e salute nel contesto dell’invecchiamento della forza lavoro. Nel quadro della campagna, l’EU-OSHA sta pubblicando anche una guida elettronica sulla gestione della sicurezza e della salute per una forza lavoro che invecchia.

Contesto 

La campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età 2016-2017 sensibilizza in merito all’importanza di una buona gestione della sicurezza e della salute nonché della prevenzione dei rischi sul lavoro lungo tutto l’arco della vita lavorativa, e in merito alla necessità di adattare il lavoro alle abilità individuali, tanto all’inizio quanto alla fine della carriera del lavoratore. Come le precedenti campagne “Ambienti di lavoro sani e sicuri”, è coordinata a livello nazionale dai punti di contatto dell’EU-OSHA ed è sostenuta dai partner ufficiali della campagna e dai partner mediatici.

La campagna è stata varata il 15 aprile 2016. Le date principali in calendario comprendono le Settimane europee per la sicurezza e la salute sul lavoro (ottobre 2016 e 2017) e la cerimonia di consegna del Premio per le buone pratiche nell’ambito della campagna “Ambienti di lavoro sani e sicuri” (aprile 2017). La campagna si concluderà con il vertice sugli ambienti di lavoro sani e sicuri (novembre 2017), che riunirà tutti i partecipanti, accanto all’EU-OSHA, per fare un bilancio dei risultati ottenuti e degli insegnamenti appresi.

L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) contribuisce a rendere l’Europa un luogo più sicuro, sano e produttivo in cui lavorare. L’agenzia ricerca, sviluppa e distribuisce informazioni affidabili, equilibrate e imparziali in materia di sicurezza e salute e organizza campagne di sensibilizzazione paneuropee. Istituita dall’Unione europea nel 1994 e con sede a Bilbao (Spagna), l’agenzia riunisce rappresentanti della Commissione europea, dei governi degli Stati membri e delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori, nonché esperti di spicco di ciascuno degli Stati membri e di altri paesi.

Sicurezza sul Lavoro: aumentano le morti bianche nel 2015

Maggio 30, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

La pubblicazione da parte dell’Inail delle statistiche sugli incidenti lavorativi nel 2015 mostrano, per la prima volta, dopo 10 anni, un incremento degli infortuni. Vediamo cosa prevede il D.Lgs 81/08 per prevenirli.

L’ Inail, alla vigilia del 1° maggio, ha divulgato le statistiche sugli incidenti lavorativi nel 2015.

Durante il periodo di riferimento, dopo 10 anni di dati positivi, è stato registrato un incremento dei casi di decesso sul luogo di lavoro pari al 15%: 752 contro i 652 dello stesso periodo del 2014. Rispetto all’anno precedente gli infortuni sul lavoro invece, mostrerebbero un calo del 4,1%. Le statistiche mettono in evidenza come il settore dell’edilizia sia quello con il maggior numero di infortuni, seguito dai settori trasporto e magazzinaggio, attività dei servizi di alloggio e ristorazione e comparto manifatturiero.

 

Ma come possiamo prevenire gli infortuni sul lavoro?

In capo al Datore di Lavoro, con almeno un dipendente, il Testo Unico per la Sicurezza (D.Lgs 81/08) impone diversi obblighi orientati alla prevenzione degli infortuni.
La nomina di un RSPP (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione) da parte del Datore di Lavoro, che gestisca e coordini le attività del servizio di prevenzione e protezione dei rischi (SPP), è fondamentale.
E’ inoltre prevista l’elezione in modo diretto da parte dei lavoratori della figura del RLS (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza). Egli si occupa degli aspetti della salute e della sicurezza degli stessi all’interno dell’azienda.
La compilazione del DVR da parte del Datore di Lavoro congiuntamente al RSPP, RLS e Medico Competente è un altro strumento che concorre alla riduzione del rischio nei luoghi di lavoro (Documento di Valutazione dei Rischi), ed ha l’obiettivo di identificare i fattori di rischio e le misure di sicurezza e di prevenzione.
Per diminuire ulteriormente il numero di incidenti sui luoghi di lavoro, il legislatore ha inoltre previsto in capo al datore di lavoro l’obbligo di informazione, formazione e addestramento obbligatori per i lavoratori attraverso specifici corsi sulla sicurezza sul lavoro.

nuovo codice degli Appalti

Maggio 12, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

Competenza professionale numero di CFP per attività, esoneri e tempistiche

Con la circolare 722/2016 il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) ha adottato le Linee di indirizzo n.4 sull’aggiornamento della competenza professionale, che regolano numero di CFP per attività, esoneri e tempistiche per la presentazione dei documenti agli Ordini di appartenenza

DV12182

Nuovo codice degli appalti ANAC apre la consultazione sulle linee guida

Nuovo codice degli appalti: l’ANAC apre la consultazione sulle linee guida pubblicata dall’Anticorruzione la prima delle linee guida dul ruolo del direttore dell’esecuzione. In arrivo altri sei documenti.
L’Autorità anticorruzione accelera per definire le linee guida e gli atti di indirizzo di carattere generale che andranno a rendere pienamente attuative le disposizioni del nuovo Codice degli appalti in vigore dal 19 aprile. È stato pubblicato il primo documento oggetto di una consultazione pubblica, aperta fino alle ore 12 del 16 maggio 2016. La prima ad essere pubblicata sul sito dell’ANAC è la bozza sul ruolo del direttore dell’esecuzione, sottoposta a consultazione pubblica fino al 16 maggio. Ad essa si aggiungeranno presto altri documenti che riguardano: direzione dei lavori, ruolo del RUP, affidamenti sottosoglia, servizi di architettura e ingegneria, offerta economicamente più vantaggiosa e scelta dei commissari di gara. Al momento l’Authority si è concentrata su sette documenti che toccano gli aspetti considerati cruciali per consentire lo svolgimento delle gare senza intoppi ed incertezze dovute alla sovrapposizione tra le nuove norme e il vecchio regolamento attuativo.

Il nuovo «Codice dei contratti pubblici» disegna un sistema di attuazione delle disposizioni in esso contenute che supera il Regolamento di esecuzione e attuazione in favore di un sistema basato sulla soft-regulation. L’attuazione delle disposizioni codicistiche è demandata, infatti, all’emanazione di atti di indirizzo e di linee guida di carattere generale, da approvarsi con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti su proposta dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) e previo parere delle competenti commissioni parlamentari. Il Codice, all’art. 213, comma 2, demanda all’ANAC l’autonoma adozione di ulteriori atti a carattere generale finalizzati a offrire indicazioni interpretative e operative agli operatori del settore (stazioni appaltanti, imprese esecutrici, organismi di attestazione) nell’ottica di perseguire gli obiettivi di semplificazione e standardizzazione delle procedure, trasparenza ed efficienza dell’azione amministrativa, apertura della concorrenza, garanzia dell’affidabilità degli esecutori, riduzione del contenzioso.
Sulla base delle citate previsioni e considerate le disposizioni transitorie di cui agli artt. 216 e 217 del Codice, l’Autorità intende sottoporre a consultazione, ai sensi del Regolamento dell’08/04/2015 recante la disciplina della partecipazione ai procedimenti di regolazione e del Regolamento del 27/11/2013 recante la disciplina dell’analisi di impatto della regolamentazione (AIR) e della verifica dell’impatto della regolamentazione (VIR), i primi sette documenti di consultazione preliminari alla predisposizione degli atti normativi previsti dal Codice.
Si tratta di:

  • Il      Direttore dei Lavori: modalità di svolgimento delle funzioni di direzione      e controllo tecnico, contabile e amministrativo dell’esecuzione del contratto      (art. 111, comma 1, del Codice);
    modulo per le      osservazioni –  Direttore Lavori
  • Il      Direttore dell’esecuzione: modalità di svolgimento delle funzioni di      coordinamento, direzione e controllo tecnico-contabile dell’esecuzione del      contratto (art. 111, comma 2, del Codice);
    modulo per le      osservazioni – Direttore dellEsecuzione
  • Nomina,      ruolo e compiti del responsabile unico del procedimento per l’affidamento      di appalti e concessioni (art. 31 del Codice);
    modulo per le      osservazioni – Nomina_RUP
  • Procedure      per l’affidamento dei contratti pubblici di importo inferiore alle soglie      di rilevanza comunitaria, indagini di mercato e formazione e gestione      degli elenchi di operatori economici (art. 36 del Codice);
    modulo per le      osservazioni – Procedure_Sotto soglia
  • Offerta      economicamente più vantaggiosa (art. 95 del Codice);
    modulo per le osservazioni      – Offerta_economica
  • Criteri di      scelta dei commissari di gara e di iscrizione degli esperti nell’Albo      nazionale obbligatorio dei componenti delle commissioni giudicatrici (art.      78 del Codice);
    modulo per le      osservazioni –  Criteri_Commissari di gara
  • Servizi di      ingegneria e architettura (artt. 23, 24 e 157 del Codice).
    modulo per le      osservazioni –  Serv_Ing._ Archit.

La sicurezza e la salute dei lavoratori nei lavori “verdi”

Le nuove tecnologie o i nuovi processi di lavoro connessi ai lavori “verdi” possono comportare nuovi rischi, che richiedono nuove combinazioni di competenze: le precedenti conoscenze in materia di SSL non possono essere semplicemente trasferite. L’installazione di un sistema solare per la produzione di acqua calda, per esempio, richiede la combinazione delle competenze di un conciatetti, di un idraulico e di un elettricista.

La velocità alla quale l'”economia verde” è destinata a espandersi potrebbe determinare carenze in termini di competenze, poiché lavoratori inesperti potrebbero essere coinvolti in procedure per cui non sono stati adeguatamente formati, mettendo così a repentaglio la loro sicurezza e la loro salute. Potrebbe anche verificarsi una maggiore polarizzazione della forza lavoro verso le competenze, a seguito della quale i lavoratori meno qualificati saranno costretti ad accettare condizioni di lavoro più precarie. Un ultimo aspetto, ma non meno importante, è costituito dalla pressione economica e politica, che potrebbe comportare una tendenza a trascurare le problematiche della SSL.

Affinché i lavori “verdi” siano davvero sostenibili, è necessario garantire che tali lavori costituiscano un beneficio per la sicurezza e la salute dei lavoratori, nonché dell’ambiente. Nell'”economia verde”, come altrove, una buona SSL svolge un ruolo essenziale nel favorire la competitività e la produttività. In questo settore in rapida espansione, è opportuno garantire che ciò che è positivo per l’ambiente lo sia anche per i lavoratori.

Il bullismo e la personalità aggressiva

Aprile 26, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

Definito come la nuova devianza giovanile, il bullismo è da considerarsi come una forma disfunzionale delle relazioni che s’instaurano tra gruppi di pari, dove i meccanismi sono improntati su ruoli di potere e di controllo. Studi sul fenomeno convengono nell’asserire che, l’essenza del problema risieda nella dilagante necessità di oggi di affermare il proprio potere sull’altro, nell’ambito della propria rete sociale di riferimento (Menesini). E l’altro è percepito solo come strumento per raggiungere un profitto individuale, in quella che ormai è una società che tende a esaltare il sé individuale. Il bullismo non è quindi un fenomene che attiene soltanto la sfera privata (Tourane 2009). E’ anzi un fenomeno sempre più sociale che coinvolge il gruppo dei pari, gli adulti di riferimento e la comunità di appartenenza, mostrando il pieno fallimento dei modelli educativi in corso. Modelli che, come già sosteneva Durkheim, ogni società dovrebbe possedere, per dare a ogni singolo, capacità e mezzi per raggiungere i diversi fini. Ma, a saltare, oggi giorno, sono proprio i cardini di una struttura sociale che non fa che delegare, non trovando più, al proprio interno, validi punti di sostegno. La società postmoderna ha perso i modelli culturali e valoriali di un tempo, e non è stata ancora in grado di costruirne degli altri, tanto da portare i singoli soggetti a confrontarsi con sentimenti d’insoddisfazione, smarrimento e crisi d’identità (Bauman 1999). Il singolo viene quindi a essere l’ingranaggio difettoso di una catena sistemica che non ha saputo far fronte ai cambiamenti, e il bullo è la manifestazione deviata al quale mancano autoconsapevolezza, autocontrollo ed empatia.
Elementi questi, che ci permettono di costruire, nelle diverse fasi della crescita, quella che potremmo chiamare una sana personalità. In ambito psicologico, si sostiene che il soggetto conosca tramite l’apprendimento. Gradualmente prende sempre più coscienza di sé e degli altri attraverso una continua sintesi d’informazioni provenienti dall’esterno, elaborate e restituite sotto forma di linguaggio, comportamenti, azioni. Quando questo processo subisce delle alterazioni, si può incorrere in alcune disfunzionalità. E l’aggressività è da ritenersi una manifestazione di un'identità che, nel corso degli anni, non ha saputo svilupparsi e crearsi correttamente. Anche perché l’aggressività non è l’espressione di elementi innati e dunque immodificabili del singolo. Si acquisisce attraverso l’apprendimento di modelli e norme che ognuno fa propri nel proprio ambiente di vita. (Bandura e Ross). Sull’argomento sono di grande interesse gli studi effettuati dalla psicologa Anna Olivero Ferraris. La dottoressa sostiene che in ognuno di noi è presente un certo quantitativo di aggressività, che non si trasforma necessariamente in violenza se tenuta a freno e incanalata verso obiettivi costruttivi. E questo è il compito che dovrebbe essere svolto dal processo educativo. Un compito che dovrebbe garantire, a ogni individuo, capacità cognitive, sociali ed emozionali tali da permettere d’instaurare corrette relazioni con gli altri e con l’ambiente circostante. Nelle prime fasi della vita, l’apporto familiare è di fondamentale importanza. I bambini tendono a identificarsi con i genitori, i fratelli e le sorelle. Li imitano, e con una serie di azioni e reazioni assimilano le norme e i modelli di comportamento vigenti al loro interno. Attraverso il gioco poi, il bambino socializza ed esterna tutto il suo mondo interiore, confrontandosi con il gruppo dei pari. Gli insegnamenti familiari si applicano, e l’indole si manifesta. In questa fase, dove il sé s’incomincia a interfacciare con il mondo esterno, il bambino prende coscienza dell’esistenza dell’altro, e si attua il processo di differenziazione. E’  facile però, che in questa fase, si presenti una forma molto comune di aggressività, tipica tra i bambini piccoli, che è quella di strappare dalle mani degli altri il gioco. Questa però, non bisogna confondersi, è un’aggressività di tipo fisiologico, non intenzionale, dovuta alla mancanza di proprietà di linguaggio e all’incapacità di attendere il proprio turno. Con l’età, e quindi con lo sviluppo di nuove capacità relazionali, questo tipo di aggressività dovrebbe attenuarsi e sparire del tutto. Quando però, ci si trova davanti a bambini con dei deficit a carico delle abilità sociali, definiti da Dodge Social Skill Deficit Model, la situazione potrebbe essere di tutt’altro tipo. I bambini nei quali si riscontrano queste difficoltà tendono a non elaborare correttamente le informazioni sociali, avendo a loro disposizione, un numero di risposte agli imput esterni più limitato rispetto agli altri, e quasi esclusivamente di tipo aggressivo. E questo è dovuto alla loro incapacità di mettere in atto comportamenti adeguati alle diverse situazioni sociali a causa proprio della qualità della codifica, deficitaria in alcuni punti del processo relazionale. In soggetti di questo tipo, il processo educativo ha portato in molti casi a sovrastimare gli atteggiamenti degli altri e dell’ambiente circostante, sottostimando i propri. La reazione, è vista come un modo per farsi rispettare, avere tutto e subito, è l’espressione della propria personalità, e primeggiare sugli altri, significa essere dei vincenti. Per questi bambini, l’aggressività non è più quella fisiologica ma si è ormai trasformata in aggressività intenzionale finalizzata a far del male per ottenere quel che si vuole.
Se ovviamente questi atteggiamenti non trovano negli anni dei validi supporti educativi che li correggano, l’aggressività può sfociare in vero e proprio malessere, facile da riscontrarsi nell’età preadolescenziale. In questa fase, nodo cruciale della crescita dell’individuo, il soggetto impara ad affermarsi cercando il pieno distacco dalla famiglia d’origine, per identificarsi maggiormente nel gruppo dei pari. Un gruppo nel quale è molto facile perdere la propria identità, per far spazio all’identificazione (Anna Olivero Ferraris). Ci s’identifica per appartenere, per essere accettati e molto spesso per non essere presi di mira. Nel gruppo si passano svariate ore della giornata, per sopperire alle mancanze di una famiglia assente. Una famiglia, che sin dai primi mesi di vita, ha necessità, per motivi lavorativi, di lasciare i propri figli al nido. Figli che già da così piccoli cominciano a percepire maestre e compagni come i loro veri punti di riferimento. E tutto questo non si può non tenerlo nel dovuto conto, soprattutto per l’impatto che ha avuto nella crescita evolutiva, portando tanti bambini, ragazzi e poi adulti, a vivere quella che Beck ha definito come la nuova vita sperimentale. Una vita nella quale i vecchi canali educativi non esistono più, e i nuovi hanno fallito crescendo generazioni insoddisfatte capaci solo di riversare sugli altri la loro impotenza sotto forma di un’aggressività che attacca per far in modo di non essere attaccati mostrando così a tutti le proprie debolezze.

Dott.ssa Tania Nardi

Domande frequenti Sicurezza sul lavoro Faq 2016

Aprile 20, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

Domande frequenti sulla Sicurezza sul lavoro Faq 2016

  • Le informazioni contenute nella pubblicazione sono aggiornate al mese di aprile 2016
  • Gestione generale della sicurezza
  • Luoghi di lavoro
  • Formazione
  • Sorveglianza Sanitaria
  • Attrezzature
  • Emergenze
  • Cantieri
  • Agenti fisici
  • Sostanze pericolose

 

Domande frequenti sicurezza lavoro

Parapetti provvisori

Aprile 13, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

La comunicazione nei cantieri esige un’efficacia estremamente rigorosa che consenta l’acquisizione rapida degli elementi di base indispensabili alla sicurezza del singolo lavoratore e a quella degli altri, soprattutto se stranieri. Per queste ragioni e per il superamento delle barriere linguistiche, problema che si aggiunge pericolosamente ai già molteplici rischi presenti in ogni cantiere edile, si è utilizzato uno strumento convenzionale, il libro, servendosi di una comunicazione non convenzionale, senza parole. Ogni informazione viene quindi veicolata unicamente dai disegni che assumono funzione didascalica, approfondendo al massimo il dettaglio di ogni particolare così da fornire il maggior numero possibile di indicazioni per il corretto utilizzo di dispositivi, attrezzature, opere provvisionali.

PARAPETTI