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Politiche Imprenditoriali , Societarie e Sicurezza
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Archive for Aprile, 2016

Il bullismo e la personalità aggressiva

Aprile 26, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

Definito come la nuova devianza giovanile, il bullismo è da considerarsi come una forma disfunzionale delle relazioni che s’instaurano tra gruppi di pari, dove i meccanismi sono improntati su ruoli di potere e di controllo. Studi sul fenomeno convengono nell’asserire che, l’essenza del problema risieda nella dilagante necessità di oggi di affermare il proprio potere sull’altro, nell’ambito della propria rete sociale di riferimento (Menesini). E l’altro è percepito solo come strumento per raggiungere un profitto individuale, in quella che ormai è una società che tende a esaltare il sé individuale. Il bullismo non è quindi un fenomene che attiene soltanto la sfera privata (Tourane 2009). E’ anzi un fenomeno sempre più sociale che coinvolge il gruppo dei pari, gli adulti di riferimento e la comunità di appartenenza, mostrando il pieno fallimento dei modelli educativi in corso. Modelli che, come già sosteneva Durkheim, ogni società dovrebbe possedere, per dare a ogni singolo, capacità e mezzi per raggiungere i diversi fini. Ma, a saltare, oggi giorno, sono proprio i cardini di una struttura sociale che non fa che delegare, non trovando più, al proprio interno, validi punti di sostegno. La società postmoderna ha perso i modelli culturali e valoriali di un tempo, e non è stata ancora in grado di costruirne degli altri, tanto da portare i singoli soggetti a confrontarsi con sentimenti d’insoddisfazione, smarrimento e crisi d’identità (Bauman 1999). Il singolo viene quindi a essere l’ingranaggio difettoso di una catena sistemica che non ha saputo far fronte ai cambiamenti, e il bullo è la manifestazione deviata al quale mancano autoconsapevolezza, autocontrollo ed empatia.
Elementi questi, che ci permettono di costruire, nelle diverse fasi della crescita, quella che potremmo chiamare una sana personalità. In ambito psicologico, si sostiene che il soggetto conosca tramite l’apprendimento. Gradualmente prende sempre più coscienza di sé e degli altri attraverso una continua sintesi d’informazioni provenienti dall’esterno, elaborate e restituite sotto forma di linguaggio, comportamenti, azioni. Quando questo processo subisce delle alterazioni, si può incorrere in alcune disfunzionalità. E l’aggressività è da ritenersi una manifestazione di un'identità che, nel corso degli anni, non ha saputo svilupparsi e crearsi correttamente. Anche perché l’aggressività non è l’espressione di elementi innati e dunque immodificabili del singolo. Si acquisisce attraverso l’apprendimento di modelli e norme che ognuno fa propri nel proprio ambiente di vita. (Bandura e Ross). Sull’argomento sono di grande interesse gli studi effettuati dalla psicologa Anna Olivero Ferraris. La dottoressa sostiene che in ognuno di noi è presente un certo quantitativo di aggressività, che non si trasforma necessariamente in violenza se tenuta a freno e incanalata verso obiettivi costruttivi. E questo è il compito che dovrebbe essere svolto dal processo educativo. Un compito che dovrebbe garantire, a ogni individuo, capacità cognitive, sociali ed emozionali tali da permettere d’instaurare corrette relazioni con gli altri e con l’ambiente circostante. Nelle prime fasi della vita, l’apporto familiare è di fondamentale importanza. I bambini tendono a identificarsi con i genitori, i fratelli e le sorelle. Li imitano, e con una serie di azioni e reazioni assimilano le norme e i modelli di comportamento vigenti al loro interno. Attraverso il gioco poi, il bambino socializza ed esterna tutto il suo mondo interiore, confrontandosi con il gruppo dei pari. Gli insegnamenti familiari si applicano, e l’indole si manifesta. In questa fase, dove il sé s’incomincia a interfacciare con il mondo esterno, il bambino prende coscienza dell’esistenza dell’altro, e si attua il processo di differenziazione. E’  facile però, che in questa fase, si presenti una forma molto comune di aggressività, tipica tra i bambini piccoli, che è quella di strappare dalle mani degli altri il gioco. Questa però, non bisogna confondersi, è un’aggressività di tipo fisiologico, non intenzionale, dovuta alla mancanza di proprietà di linguaggio e all’incapacità di attendere il proprio turno. Con l’età, e quindi con lo sviluppo di nuove capacità relazionali, questo tipo di aggressività dovrebbe attenuarsi e sparire del tutto. Quando però, ci si trova davanti a bambini con dei deficit a carico delle abilità sociali, definiti da Dodge Social Skill Deficit Model, la situazione potrebbe essere di tutt’altro tipo. I bambini nei quali si riscontrano queste difficoltà tendono a non elaborare correttamente le informazioni sociali, avendo a loro disposizione, un numero di risposte agli imput esterni più limitato rispetto agli altri, e quasi esclusivamente di tipo aggressivo. E questo è dovuto alla loro incapacità di mettere in atto comportamenti adeguati alle diverse situazioni sociali a causa proprio della qualità della codifica, deficitaria in alcuni punti del processo relazionale. In soggetti di questo tipo, il processo educativo ha portato in molti casi a sovrastimare gli atteggiamenti degli altri e dell’ambiente circostante, sottostimando i propri. La reazione, è vista come un modo per farsi rispettare, avere tutto e subito, è l’espressione della propria personalità, e primeggiare sugli altri, significa essere dei vincenti. Per questi bambini, l’aggressività non è più quella fisiologica ma si è ormai trasformata in aggressività intenzionale finalizzata a far del male per ottenere quel che si vuole.
Se ovviamente questi atteggiamenti non trovano negli anni dei validi supporti educativi che li correggano, l’aggressività può sfociare in vero e proprio malessere, facile da riscontrarsi nell’età preadolescenziale. In questa fase, nodo cruciale della crescita dell’individuo, il soggetto impara ad affermarsi cercando il pieno distacco dalla famiglia d’origine, per identificarsi maggiormente nel gruppo dei pari. Un gruppo nel quale è molto facile perdere la propria identità, per far spazio all’identificazione (Anna Olivero Ferraris). Ci s’identifica per appartenere, per essere accettati e molto spesso per non essere presi di mira. Nel gruppo si passano svariate ore della giornata, per sopperire alle mancanze di una famiglia assente. Una famiglia, che sin dai primi mesi di vita, ha necessità, per motivi lavorativi, di lasciare i propri figli al nido. Figli che già da così piccoli cominciano a percepire maestre e compagni come i loro veri punti di riferimento. E tutto questo non si può non tenerlo nel dovuto conto, soprattutto per l’impatto che ha avuto nella crescita evolutiva, portando tanti bambini, ragazzi e poi adulti, a vivere quella che Beck ha definito come la nuova vita sperimentale. Una vita nella quale i vecchi canali educativi non esistono più, e i nuovi hanno fallito crescendo generazioni insoddisfatte capaci solo di riversare sugli altri la loro impotenza sotto forma di un’aggressività che attacca per far in modo di non essere attaccati mostrando così a tutti le proprie debolezze.

Dott.ssa Tania Nardi

Domande frequenti Sicurezza sul lavoro Faq 2016

Aprile 20, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

Domande frequenti sulla Sicurezza sul lavoro Faq 2016

  • Le informazioni contenute nella pubblicazione sono aggiornate al mese di aprile 2016
  • Gestione generale della sicurezza
  • Luoghi di lavoro
  • Formazione
  • Sorveglianza Sanitaria
  • Attrezzature
  • Emergenze
  • Cantieri
  • Agenti fisici
  • Sostanze pericolose

 

Domande frequenti sicurezza lavoro

Parapetti provvisori

Aprile 13, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

La comunicazione nei cantieri esige un’efficacia estremamente rigorosa che consenta l’acquisizione rapida degli elementi di base indispensabili alla sicurezza del singolo lavoratore e a quella degli altri, soprattutto se stranieri. Per queste ragioni e per il superamento delle barriere linguistiche, problema che si aggiunge pericolosamente ai già molteplici rischi presenti in ogni cantiere edile, si è utilizzato uno strumento convenzionale, il libro, servendosi di una comunicazione non convenzionale, senza parole. Ogni informazione viene quindi veicolata unicamente dai disegni che assumono funzione didascalica, approfondendo al massimo il dettaglio di ogni particolare così da fornire il maggior numero possibile di indicazioni per il corretto utilizzo di dispositivi, attrezzature, opere provvisionali.

PARAPETTI

Approfondimento INAIL su scale, trabattelli, ponteggi

Aprile 11, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

L’Inail ha realizzato alcuni approfondimenti per immagini, facili da consultare, sull’uso in sicurezza di scale, trabattelli e ponteggi. Qui li trovate suddivisi per tema, con indice consultabile delle figure

Scale portatili 6689-quaderno-inail-scale-portatili

– Figura 1 – Scala trasformabile in posizione di scala doppia con tronco a sbalzo all’estremità superiore;
– Figura 2 – Scala movibile con piattaforma ai sensi della UNI EN 131-7;
– Figura 3 – Scala movibile con piattaforma ai sensi della UNI EN 131-7;
– Figura 4 – Scala doppia con piattaforma;
– Figura 5 – Scala trasformabile a tre tronchi in posizione di appoggio;
– Figura 6 – Scala telescopica;
– Figura 7 – Scala movibile con piattaforma ai sensi della UNI EN 131-7;
– Figura 8 – Scala a sfilo con meccanismo;
– Figura 9 – Scala trasformabile in posizione di scala doppia con tronco a sbalzo all’estremità superiore;
– Figura 10 – Scala semplice di appoggio.

Trabattelli 6690-quaderno-inail-trabattelli

– Figura 1 – Trabattello con scala a gradini (inclinazione 35° ≤ α ≤ 55°);
– Figura 2 – Trabattello con scala a pioli inclinata (inclinazione 60° ≤ α ≤ 75°);
– Figura 3 – Trabattello con scala a pioli verticale;
– Figura 4 – Trabattello con montaggio dal basso;
– Figura 5 – Utilizzo di un trabattello multiplo (se previsto dal fabbricante);
– Figura 6 – Utilizzo di due trabattelli con scala a pioli verticale;
– Figura 7 – Trabattello con telaio parapetto (montaggio dal basso);
– Figura 8 – Montaggio di un trabattello;
– Figura 9 – Trabattello per altezze elevate;
– Figura 10 – Trabattello per utilizzo su scale.

Ponteggi 6688-quaderno-inail-ponteggi

– Figura 1 – Principali requisiti dimensionali dei ponteggi fissi non in legno stabiliti dal d.lgs 81/08;
– Figura 2 – Ponteggio con parasassi e partenza larga;
– Figura 3 – Ponteggio utilizzato per la protezione dei bordi;
– Figura 4 – Ponteggio utilizzato per la protezione dei bordi;
– Figura 5 – Montaggio di un ponteggio con telaio parapetto (montaggio dal basso);
– Figura 6 – Ponteggio a montanti e traversi prefabbricati;
– Figura 7 – Ponteggio a montanti e traversi prefabbricati (dispositivo di bloccaggio tra l’elemento di partenza e il montante);
– Figura 8 – Ponteggio con telaio a elementi componibili;
– Figura 9 – Ponteggio multidirezionale a elevata larghezza del piano di calpestio;
– Figura 10 – Ponteggio a telai prefabbricati. Sistema di collegamento (morsetto con cuneo e rosetta).

 

 

Infortunio in itinere in bicicletta: circolare Inail

Aprile 11, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

Dopo l’aggiornamento della legge sull’infortunio avvenuta a fine 2015 con il Collegato Ambientale (legge 221/2015) alla Legge di stabilità 2016 il legislatore ha sancito espressamente che, a prescindere dal tratto stradale in cui l’evento si verifica, l‘infortunio in itinere occorso a bordo di un velocipede deve essere (posti i presupposti stabiliti dalla legge per la generalità degli infortuni in itinere) sempre ammesso all’indennizzo.

In particolare, riguardo il concetto di “uso necessitato” del mezzo privato la valutazione sui criteri risulta superflua per le biciclette, alla luce della legge 221/2015 in quanto il suo utilizzo è considerato dalla norma sempre necessitato e, quindi, equiparato a quello del mezzo pubblico o al percorso a piedi.

Allegato_alla_circolare_14_del_25_marzo_2016

 

Sistemi di protezione degli scavi a cielo aperto

Aprile 11, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

PROTEZIONESCAVI

La comunicazione nei cantieri esige un’efficacia estremamente rigorosa che consenta l’acquisizione rapida degli elementi di base indispensabili alla sicurezza del singolo lavoratore e a quella degli altri, soprattutto se stranieri. Per queste ragioni e per il superamento delle barriere linguistiche, problema che si aggiunge pericolosamente ai già molteplici rischi presenti in ogni cantiere edile, si è utilizzato uno strumento convenzionale, il libro, servendosi di una comunicazione non convenzionale, senza parole. Ogni informazione viene quindi veicolata unicamente dai disegni che assumono funzione didascalica, approfondendo al massimo il dettaglio di ogni particolare così da fornire il maggior numero possibile di indicazioni per il corretto utilizzo di dispositivi, attrezzature, opere provvisionali.

 

PROSSIMA SCADENZA PER LA FORMAZIONE DEI LAVORATORI E DATORI DI LAVORO CHE SVOLGONO DIRETTAMENTE COMPITI DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

Aprile 06, 2016 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

Il primo quinquennio dall’entrata in vigore dell’Accordo Stato Regioni del 21/12/11 scade il giorno 11 gennaio 2017:
cosa devono fare le aziende per rispettare tale scadenza?

Vediamo più in dettaglio quali sono gli obblighi di aggiornamento della formazione sulla sicurezza. L’Accordo 21/12/11 “Accordo tra il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano per la formazione dei lavoratori, ai sensi dell’articolo 37, comma 2, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 (Rep. Atti n. 221/CSR) (G.U. n. 8 del 11-1-2012 )” dà precise indicazioni sulla periodicità e la durata degli aggiornamenti della formazione sulla sicurezza per i lavoratori, i dirigenti e i preposti.

Con riferimento ai Lavoratori, è previsto un aggiornamento quinquennale, di durata minima di 6 ore, per tutti e tre i livelli di rischio indicati nell’Accordo Stato Regioni 21/12/11, ovvero BASSO, MEDIO e ALTO.

Anche per i Dirigenti e i Preposti, come indicato al comma 7 dell’articolo 37 del D. Lgs. n. 81/08, si prevede un aggiornamento quinquennale, con durata minima di 6 ore in relazione ai propri compiti in materia di salute e sicurezza del lavoro.

All’interno del documento “Adeguamento e linee applicative degli accordi ex articolo 34, comma 2, e 37, comma 2, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni e integrazioni” viene indicato che: “Al fine di favorire una rapida individuazione, anche nel caso in cui l’aggiornamento sia svolto in diverse occasioni nell’arco del quinquennio, dei termini per l’adempimento, si ritiene che i cinque anni di cui agli accordi decorrano sempre a far data dal giorno della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’accordo e, pertanto, si considera il quinquennio successivo all’11 gennaio 2012. Quindi, la prossima scadenza da considerare, per i soggetti già formati alla data di pubblicazione degli accordi, cadrà sempre l’11 gennaio 2017. Con riferimento ai soggetti formati successivamente all’11 gennaio 2012, il termine iniziale per il calcolo del quinquennio per l’aggiornamento non può che essere, invece, quello della data dell’effettivo completamento del rispettivo percorso formativo, coerente con i contenuti degli accordi.”

Insomma:
tutti i lavoratori e i Datori di Lavoro che svolgono i compiti del servizio di prevenzione e protezione, già formati alla data di entrata in vigore degli Accordi del 21/12/11 (ossia prima del 11/01/2012), dovranno aggiornarsi entro il 11/01/2017.

Invece, per i lavoratori, dirigenti, preposti e datori di lavoro che svolgono direttamente i compiti del Servizio di Prevenzione e Protezione (DL SPP), formati successivamente all’entrata in vigore dell’Accordo del 21/12/11, ossia dopo il 11/01/2012, il quinquennio decorre dalla data di completamento dei rispettivi corsi base.