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La valutazione del rumore nei call center

Maggio 13, 2015 By: PolissFormazione Category: Senza categoria

Così come evidenziato già nel 2005, nella giornata internazionale promossa dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (International Noise Awareness Day), esistono attività lavorative dove il rischio rumore è spesso trascurato o erroneamente associato esclusivamente ad ambienti tradizionalmente “rumorosi”, quali quello edile, metallurgico e comunque nel contesto prettamente industriale. Negli anni, invece, diversi studi hanno dimostrato che esistono altre attività lavorative esposte al rischio rumore come ad esempio il settore della musica o dei Call center. In Italia, nel 2012, è stato stimato un numero di circa 200.000 lavoratori addetti ai call center che risultano essere esposti a rischio rumore. Questa particolare categoria  è soggetta a tale pericolo sia da un punto di vista ambientale che strumentale a causa dei dispositivi da loro utilizzati.

Introduzione

Gli effetti del rumore sull’orecchio umano sono essenzialmente di fastidio, disturbo e danno uditivo, ma si può arrivare anche al cosiddetto trauma acustico. Questa situazione ha attirato l’attenzione sia del Legislatore che della comunità scientifica tanto da ritenere opportuno emanare normative tecniche e linee guida per tutelare l’apparato uditivo dei lavoratori. In particolare le attenzioni si sono concentrate principalmente in tutti quei casi dove le sorgenti sonore sono situate in prossimità dell’orecchio, quali per esempio cuffie e auricolari, le quali possono generare alti livelli di pressione acustica. Questi livelli di pressione sonora in cuffia possono essere accompagnati da segnali irregolari come impulsi (esempio di una chiamata verso un fax) definiti in letteratura come “choc acustici” che, alla lunga, possono danneggiare in modo anche permanente l’apparato uditivo.

Le attuali norme di riferimento relative alla determinazione e valutazione del rischio acustico, a cui sono esposti tutte quelle categorie di lavoratori che operano e lavorano con sorgenti di rumore poste in prossimità dell’orecchio, descrivono un insieme di metodi per la misurazione dei livelli di pressione sonora. Particolare attenzione va data alla valutazione ed al confronto tra le tecnologie di misura attualmente disponibili sul mercato, di quest’ultime infatti è necessario prendere in considerazione le criticità e i principali problemi che ne influenzano l’accuratezza mettendo così in evidenza i limiti di applicazione delle varie apparecchiature nella realtà effettiva dei call center in modo da agevolare e aiutare chi deve affrontare una valutazione del rischio appropriata per i soggetti in questione.

Analisi Normativa

Il D. Lgs 81/08 stabilisce, nel Titolo VIII, le disposizioni e le modalità di misura per la valutazione dell’esposizione dei lavoratori al rumore. Nello specifico, l’articolo 181 stabilisce l’obbligo per il datore di lavoro di valutare il rischio di esposizione ad agenti fisici tra cui il rumore. Per alcune attività particolari, quali il lavoro nei call center, le modalità di misura tradizionali non sono applicabili e il legislatore aveva previsto, nell’art. 198 del D. Lgs. 81/08, la pubblicazione di linee guida specifiche per orientare gli operatori del settore. Ad oggi la Commissione Consultiva Permanente sta operando al fine di redigere il suddetto documento (tale linea guida) così come è stato fatto in passato per il settore della musica. L’esigenza di emanare normative tecniche e linee guida che comprendessero tutti quei casi espressi nell’art. 198 è scaturita dal crescente numero di lavoratori che operano con sorgenti sonore situate in prossimità dell’orecchio. La normale prassi di misura utilizzata attualmente prevedeva, infatti, che la postazione microfonica di misura fosse collocata al centro della postazione occupata dal lavoratore all’altezza della testa; in alternativa, prevedeva che il microfono fosse posto a circa 10 cm dall’orecchio più esposto del lavoratore. Come facilmente intuibile, tale procedura non è chiaramente adeguata nel caso degli operatori dei call center che, per prassi, utilizzano dispositivi auricolari attivi attraverso i quali il rumore è immesso direttamente nel condotto uditivo. Ne deriva che la metodica di misura adottata nei classici ambienti di lavoro, così come previsto dalla norma tecnica UNI EN ISO 9612:2011 (Determinazione del livello di esposizione al rumore negli ambienti di lavoro) e dalla norma UNI 9432:2011 (Determinazione del livello di esposizione personale al rumore nell’ ambiente di lavoro), portasse esclusivamente alla misura del livello di pressione acustica ambientale senza analizzare quello che arriva effettivamente al timpano del lavoratore. Per questo motivo, in aggiunta alle misure sopra citate se ne aggiungono altre necessarie per valutare e misurare il rumore potenzialmente pericoloso. Tale serie di norme tecniche, quali la UNI EN ISO 11904-1:2006 (Determinazione dell’esposizione sonora dovuta a sorgenti sonore situate in prossimità dell’orecchio. Parte 1: tecnica MIRE), la UNI EN ISO 11904-2:2005 (Determinazione dell’esposizione sonora dovuta a sorgenti sonore situate in prossimità dell’orecchio. Parte 2: tecnica del manichino) e la ETSI EG 202 518 V1.1.1, (metodo elettro-acustico), ed infine il rapporto tecnico UNI/TR 11450:2012 (Valutazione dell’esposizione a rumore nei luoghi di lavoro per lavoratori che utilizzano sorgenti sonore situate in prossimità dell’orecchio), descrivono un insieme di metodi per la misurazione dei livelli di pressione sonora e delle relative incertezze in questo settore lavorativo molto particolare. A livello nazionale esistono delle linee guida, suggerite dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e approvate nella Conferenza Stato Regioni del luglio 2012, che vengono in aiuto ai tecnici del settore. Tale documento sono state pubblicate relativamente al solo settore della musica mentre, per quanto riguarda il rumore in cuffia, la presente indagine viene condotta sempre ai sensi del titolo VIII capo II (Protezione dei lavoratori contro i rischi di esposizione al rumore durante il lavoro) adottando le metodiche messe a disposizione dalla normativa tecnica di settore, recentemente aggiornata. Il citato Rapporto Tecnico (UNI/TR 11450:2012) rimanda alla UNI EN ISO 9612:2011 e alla UNI 9432:2011 per quanto riguarda il calcolo del livello di esposizione giornaliera o settimanale al rumore, il livello di picco, la quantificazione delle relative incertezze e il confronto con i valori di legge.

Quindi per effettuare la misurazione si adotta il rapporto tecnico UNI TR 11450:2012 ma per il confronto con il Testo Unico si adottano le norme tecniche UNI EN ISO 9612:2011 e la UNI 9432:2011.

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